Museomix Faenza 2016

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Museomix al Museo Carlo Zauli.

I 16  partecipanti, includevano, fra gli altri, professionisti da Palazzo Grassi, Fondazione Prada e Fondazione Musei Senesi. La maratona è stata coordinata e guidata dallo staff di MCZ che, per questa occasione, si è arricchita di un gruppo di volontari vasto, eterogeneo e motivato composto da studenti, professionisti del settore, amici che amano il museo, colleghi e persone che sentivano l’esigenza, pur non conoscendoci, di non perdersi questa opportunità.
Il museo ha riorganizzato gli spazi per creare una sala ristorante e meeting, e ha ospitato le tre squadre all’interno del fablab. Ha attivato collaborazioni con famiglie e realtà ricettive per accogliere i museomixer. Oltre ad aprire ai visitatori a fine evento, Museomix Faenza è stato un evento aperto alla città, costellato di incursioni di colleghi, istituzioni, giornalisti, appassionati.

Durante l’evento il museo ha inoltre proposto:
– l’apertura anche in orari speciali del Freitag Pop Up Store
– la presenza negli atelier di Emma Hart, artista in residenza vincitrice del prestigioso Max Mara Art Prize
– una speciale postazione per presentare alcuni progetti del territorio ai museomixer

Museomix a Faenza è stato possibile grazie a una vasta rete di partner. Ad alcuni partner storici del museo (Comune di Faenza, Sistema Museale della Provincia di Ravenna, Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio Faenza, CNA Faenza…) si affiancano nuove realtà reclutate per l’occasione sia per il sostegno tecnico su materiali e convenzioni  che per la creazione di un network per amplificare la comunicazione sul territorio. Museomix è stata l’occasione per rinnovare e consolidare alcuni rapporti e avviarne di nuovi. Tutti i dettagli sul sito del museo.

 

Il museo in breve.

Il Museo è un contenitore che dal 2002, attraverso le sue collezioni e le diverse attività, esplora e diffonde l’arte contemporanea in tutti i suoi linguaggi, con un’attenzione particolare alla ceramica, materiale della tradizione locale. Si trova infatti a Faenza, in pieno centro, all’interno dei locali che furono dal 1949 di Carlo Zauli, uno dei più rappresentativi scultori del 900, di cui promuove il lavoro e la storia, attraverso la gestione dell’Archivio, mostre itineranti, pubblicazioni, conferenze. Con l’apertura del museo si è riprogettato lo spazio in modo che raccontasse con strumenti attuali la vitalità e l’incontro tra artisti che ne avevano caratterizzato l’atmosfera sin dal 1949. È dunque con tale spirito che, sotto la direzione di Matteo Zauli, figlio dell’artista, MCZ è divenuto in questi anni un punto di riferimento nella produzione e nella divulgazione dell’arte contemporanea, grazie alle Residenze d’Artista, ai cicli di conferenze, a rassegne di musica contemporanea, oltre che a percorsi didattici per bambini, studenti e adulti. Per molti anni ha ospitato il FabLab Faenza.

I terreni di gioco.

1.  Il visitatore solitario. Ogni museo dovrebbe dedicare un’attenzione particolare a chi ama visitarlo seguendo solo la propria curiosita’, in religioso silenzio, fuori dai ritmi imposti da una visita guidata o un’audioguida, ma fornendogli comunque ogni suggerimento o suggestione per comprendere e approfondire come e quanto vuole.

2. Anfratti, limiti e bordi di uno spazio. In uno luogo che ospita e produce eventi diversi all’interno delle medesime sale, polivalenti per necessita’ ma non per nascita, occorre adottare strategie pop-up di allestimento, che si basino anche sul recupero degli spazi nascosti o inutilizzati del museo.

3. Zauli 90. Il lavoro di Carlo Zauli esposto al MCZ e’ solo un piccolissima parte della sua produzione disseminata in musei come il V&A di Londra, all’interno di importanti istituzioni pubbliche come l’Universita’ di Tel Aviv, o presso collezionisti privati. Quest’anno ricorrono i 90 anni dalla sua nascita e la migliore retrospettiva da tributargli sarebbe sicuramente un lungo viaggio intorno al mondo alla scoperta del suo lavoro.

4. Vedere una cosa invisibile. La nostra collezione contemporanea si arricchisce ogni anno di nuovi lavori in una prospettiva teoricamente infinita che si scontra con uno spazio finito. Nell’attesa di trovare una soluzione esterna al MCZ le opera sono stivate in casse, dislocate in alcuni depositi museali non accessibili al pubblico.

I prototipi realizzati.

 

Altri materiali utili.